Il [post di oggi][1] di Sheryl Sandberg, la COO di Facebook, che condivide in modo toccante le sue emozioni ad un mese dalla morte improvvisa del marito, il famoso Dave Goldberg, è da leggere tutto d’un fiato.
È un inno alla morte, ma ancora di più un inno alla vita di chi si è trovata persa nel vuoto e ha razionalizzato come andare avanti.
> Today is the end of sheloshim for my beloved husband—the first thirty days. Judaism calls for a period of intense mourning known as shiva that lasts seven days after a loved one is buried. After shiva, most normal activities can be resumed, but it is the end of sheloshim that marks the completion of religious mourning for a spouse.
> A childhood friend of mine who is now a rabbi recently told me that the most powerful one-line prayer he has ever read is: “Let me not die while I am still alive.” I would have never understood that prayer before losing Dave. Now I do. […][1]
Non è un grido d’aiuto, è una [lettera di speranza][1]. Che mi ha commosso leggere e che mi piace condividere, anche se non c’entra nulla con la tecnologia. Se non con una tecnologi più profonda e mistica, quella del comprendere e conoscere le proprie emozioni e come interagiscono con l’ambiente e con gli eventi.
Lo considero un capolavoro. [Leggetelo][1].
Estote Parati.
[1]: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10155617891025177&set=a.404308695176.365039.717545176&type=1&theater
