Dal Regno Unito un importante traguardo nella questione della responsabilità dei provider sui contenuti generati dagli utenti (UGC) ed un duro colpo alla tesi di “non responsabilità” portata avanti dai gestori di servizi UGC.
La Corte d’appello di Londra [ha stabilito][1] il provider ha a
disposizione 5 settimane per la rimozione del contenuto in seguito alla
richiesta di cancellazione di commenti diffamatori. Superato questo “limite” vi sono i presupposti per avviare una causa per diffamazione.
Il [ricorso in appello][1] era stato presentato in seguito ad una querela per
diffamazione a Google a causa della mancata rimozione di alcuni commenti
pubblicati nel 2011 su un blog ospitato dalla piattaforma Blogger gestita dal motore di ricerca, edi il giudice di primo grado aveva stabilito che non fosse
possibile sostenere il reato di diffamazione perché Google non poteva
essere considerato come l’editore dei blog ospitati sulla sua
piattaforma.
[La corte di appello][1] ribalta questa concezione segnando in modo incontestabile
l’attribuzione di responsabilità di Google, stabilendo un tempo
massimo entro il quale il provider deve adempire alle richieste di
rimozione.
Per maggiori info la sentenza completa è disponibile qui:
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Estote parati.
[1]: http://www.bailii.org/ew/cases/EWCA/Civ/2013/68.html